UNA GITA A ROMA

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UNA GITA A ROMA

[/vc_column_text][dfd_spacer screen_wide_resolution=”1280″ screen_wide_spacer_size=”10″ screen_normal_resolution=”1024″ screen_tablet_resolution=”800″ screen_mobile_resolution=”480″][vc_single_image image=”310″ img_size=”large” alignment=”center”][dfd_spacer screen_wide_resolution=”1280″ screen_wide_spacer_size=”10″ screen_normal_resolution=”1024″ screen_tablet_resolution=”800″ screen_mobile_resolution=”480″][vc_column_text]Ricordo come se fosse ieri la prima volta che mangiai un panino da McDonald. Sarà stato l’ormai lontano 1988 e grande era l’eccitazione in me ma anche in tutta la mia famiglia per poter avere l’opportunità di provare un pezzo di USA qui, in Italia. La sveglia suonò molto presto, credo intorno alle 6, il tempo di preparaci e alle 7,30 eravamo tutti in auto direzione Roma!. Si, avete capito bene. I miei genitori organizzarono una gita a Roma esclusivamente per poter assaggiare un BigMac! 200 km di strada non per poter visitare il Colosseo , i Fori imperiali, i musei vaticani o quello che vi pare ma con l’obiettivo dichiarato di pranzare in un fast food! Se tutto questo può sembrarvi assurdo, e forse lo è, dovete immaginare che negli anni ottanta non sembrava vero poter mangiare un vero american sandwich ammirato solo nei film o nei racconti di fortunati viaggiatori.

Poco e niente interessava a noi consumatori sapere i grassi presenti o le calorie contenute in un BigMac. L’unica cosa che contava era poter finalmente assaporare un oggetto che sembrava venisse da un altro pianeta! Poco interessava l’ora e più di fila, le sedie scomode (non casuale) e l’attesa ansiosa co il vassoio in mano per qualche posto libero pur di poter finalmente godere di 5 min di relax e godimento papillo-gustativo.

Ma erano altri tempi. Qualche hanno fa venni a conoscenza di “Super Size Me” (2004) un docufilm nel quale il temerario regista mostrava gli effetti di un mese di nutrizione esclusivamente a base di menu XXl di McDonald. Gli effetti sul suo corpo sono stati devastanti: livelli di colesterolo e di trigliceridi altissimi, affaticamento cardiaco circolatorio, ecc… Fino a qualche hanno fa sembrava che bastasse dare cibo gustoso e a poco prezzo per ottenere la soddisfazione dei costumer e la loro fidelizzazione. Qualcosa però stava cambiando: accesso ad internet, attenzione per l’ambiente, la moda per il bio iniziarono a rappresentare serie minacce per il colosso americano. Da cibo cool, alla moda e ideale per famiglie stava trasformandosi pericolosamente, (per i proprietari del marcio ovviamente) in junk food, cibo spazzatura e dannoso per la salute.

Come cercare riparo a tutto questo evitando il panico e la rabbia oramai dilagante in eserciti di mamme preoccupate per la salute dei propri pargoli e di amanti del cibo salutare?

Quelli di McDonald ebbero un’ottima idea…

Paolo Schetter

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